La filosofia in base alla quale si deve fornire assistenza e protezione ai morti nella loro vita ultraterrena risale a tempi antichissimi. Già all’inizio dell’era predinastica la provvista di cibi, bevande e stuoie anche nelle tombe più umili dimostra la fede nella vita ultraterrena. Non ci sono iscrizioni che illustrino chiaramente questa credenza, ma sono state trovate figurine femminili di terracotta, con fianchi larghi, grandi seni e braccia alzate, identificate come immagini della Dea Madre. Le prime iscrizioni che accennano alla fede nell’aldilà sono state trovate nelle camere sepolcrali delle piramidi che risalgono alla V e VI dinastia e sono note come Testi delle Piramidi. Alla fine del Medio Regno, con la XII e XIII dinastia, anche la gente che poteva, e non solo il faraone, ebbe la propria sepoltura: in questo caso le formule venivano scritte sul lato interno delle casse e costituiscono, nel loro insieme, i cosiddetti Testi dei Sarcofagi. Nelle tombe furono poste anche le ushabti che dovevano sollevare dalla fatica quotidiana il defunto e servire a suo nome gli dei. Durante il Nuovo Regno si collocavano nei sarcofagi formule magiche scritte su un rotolo di papiro, finché dalla XVIII dinastia furono poste nelle tombe statue di legno cave, alte e a forma di mummia, al cui interno era nascosto il rotolo di papiro noto come Libro dei Morti.